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Oum Kalthoum Tag

Dai caffè chantant ai teatri, l'incanto del Cairo prende vita sul palco del Teatro Vittoria. Immersi nella magia del Cairo degli anni '20, si poteva percepire l'energia vitale che pulsava ovunque. La città danzava al ritmo della creatività e della cultura, offrendo spettacoli e intrattenimenti senza fine. Dai caffè chantant ai teatri, dalle danzatrici seducenti ai cantanti di grande talento, il Cairo era un'incantevole oasi di fascino e mistero. Ci si poteva smarrire tra le strade labirintiche, avvolti dai profumi esotici e dai colori sgargianti, o concedersi il lusso di una serata al teatro, ammirando le opere dei grandi artisti della scena. Ma ciò che rendeva il Cairo degli anni '20 così speciale era la sua capacità di fondere l'arte e la cultura occidentale con le tradizioni arabe, creando un mix unico e irresistibile.     Ed è proprio a queste atmosfere affascinanti che si

Frammenti da una conferenza su Oum Kalthoum "Entrava in scena con un vestito bianco, un vestito giallo, un vestito verde, la gente gettava il proprio cuore su di lei, li teneva a lungo nel suo calore, senza più fiato. A mezzanotte, quanto il programma annunciato finiva, aveva ancora voglia di cantare, attaccava con Ya Zalimni, Tu che mi tiranneggi, una lunga poesia che avevo composto per lei quindici anni prima, o allora con Amal Hayati, Speranza della mia vita, la second canzone di Muhammad. Questa parte del concerto era per il piacere, veniva concessa qualsiasi improvvisazione. Il pubblico si toglieva la giacca e si tirava su la gallabiyya. L'idolo avrebbe cantato lo sconforto di tutti e immergendocisi lo avrebbe dissolto. Sapeva che il popolo arabo sarebbe rimasto incollato alle radio, che le strade sarebbero state deserte, che i dirigenti avrebbero evitato